Il mio testamento
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Metto la mia anima nelle mani di Dio che mi ha creato, mi ha fatto nascere da una famiglia povera esemplarmente cristiana, e mi ha voluto suo sacerdote.
Lo so quanto sono stato indegno dei Suoi grandi doni; e della mia indegnità e delle mie indegnità, domando perdono ad Signore e alla Madonna, e a quelli che ho scandalizzato. Anche al Vescovo monsignor Francesco Ciceri che mi ha nominato sacerdote con tanta fiducia.
Ammalandomi gravemente e appena spirato, prego mia nipote Rita e mio nipote don Piero, di farmi trasportare a Torre d’Isola dove, dopo le esequie nella Chiesetta, desidero esser sepolto vicino ai miei Genitori, e alle sorelle Maria e Gina e al fratello d. Giuseppe, aiutati dalle preghiere di gente conosciuta e buona.
Non ho denari da lasciare; non ho mai avuto occasione di averne tanti, fuorché il mio modesto stipendio e ora la mia pensione, divisa con Rita.
I miei libretti li ho sempre ceduti per poco, come cose da poco e lette da pochi. Quel che ho ricevuto da qualche editore, lo rispendevo nell’acquisto di copie da regalare agli amici e conoscenti.
La mia bibliotechina, la dono a Rita e a don Piero; esprimendo un desiderio: che quando vorranno la donino al Seminario come piccolo segno di riconoscenza per l’aiuto che ha dato a d. Giuseppe, a d. Cesare e a d. Piero negli anni del loro studio in Seminario.
Dio mi assista con la sua infinita misericordia. È stata grande, pur troppo, la mia miseria...; ma più grande è la sua misericordia. Mi sia vicino nella mia ultima ora, insieme con la Madonna; e mia madre, mio padre, le mie sorelle e i miei fratelli, e parenti tutti, mi vengano incontro e mi presentino al Signore e alla Madonna, con la loro preghiera.
Trascritto la sera del 10 sett.[embre] ’75, anche in ricordo di mio padre morto il 10 sett.[embre] del 1908.