CESARE ANGELINI “SAGGI DI UMANISMO CRISTIANO”
Il primo numero della rivista, gennaio 1946. |
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NOTIZIA
Dal 1946 al 1955 l’Almo Collegio Borromeo promuove la pubblicazione dei “Saggi di umanismo cristiano”, Quaderni dell’Almo Collegio Borromeo, diretti da Angelini firmandosi «segretario di redazione»: un trimestrale su cui, insieme agli interventi di autori già noti, esercitano le prove d’esordio giovani studiosi – tra i quali alunni ed ex alunni dello stesso Borromeo, del Collegio Ghislieri e della Normale di Pisa – che avrebbero raggiunto posti di rilievo nel mondo della cultura; si segnalano, Giorgio Bàrberi Squarotti, Emilio Bigi, Glauco Cambon, Gianfranco Contini, Paolo De Benedetti, Giovanni Getto, Dante Isella, Angelo Romanò. La rivista vive all’insegna dell’apertura: vi si esprimono diverse metodologie critiche e differenti itinerari culturali: ci si occupa – in quegli anni di Guerra fredda – del “comunismo come esperienza culturale” o delle Lettere dal carcere di Gramsci. Le poesie sono raccolte nel “Portico dei poeti”, la rubrica dedicata alla recensione dei libri si intitola “All’insegna della felicità delle Lettere”. Angelini di suo vi pubblica saggi, prose e poesie. Una silloge si presenta in Antologia dei “Saggi di umanismo cristiano”, a cura degli ex alunni Giovanni Caravaggi e Mario Pisani, 1973.
SUI “SAGGI”
Forse non tutti gli Ex Alunni sanno che il Collegio da cinque anni pubblica una rivista letteraria col titolo: “Saggi di umanismo cristiano”.
Nata per coltivare l’amore della coltura, è fatta quasi tutta da alunni ed ex alunni del Collegio Borromeo, del Collegio Ghislieri e della Normale di Pisa; e da altra brava gente incontrata strada facendo.
Umile non per paura, la rivista ama tenersi appartata e lontano dal rumore dei mercati letterari. Non ha direttore e si regge; non cerca abbonamenti e ne trova; non chiede riconoscimenti e ne ha. È di ieri la larga nota che le ha dedicato la “Nuova Antologia” (luglio 1951); e pare recentissima l’ampia segnalazione che ne fa il “Giornale storico della letteratura Italiana” (vol. CXXVIII, fasc. 383). E preferiamo tener chiusi nel nostro cassetto i consensi d’uomini come Benedetto Croce, e Flora e Russo e Schiaffini.
Esce un numero ogni tre mesi, con la puntualità naturale con cui arrivano le stagioni. L’abbonamento è di lire mille all’anno. Presso l’Amministrazione del Collegio.
(Dall’“Annuario” dell’Associazione Alunni dell’Almo Collegio Borromeo, 1949-1951, p. 68.)
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[…] Abbiamo qui davanti le prime quattro annate. E ci pare che il programma umano annunciato dall’Angelini sia pienamente attuato. I giovani collaboratori (e fra gli ex troviamo un Gianfranco Contini) dimostrano seria e nobile preparazione ad affrontare argomenti letterari artistici filosofici filologici religiosi. Ci sono anche i poeti: buone cose. Una rubrica è dedicata alla recensione dei libri: s’intitola (ed è un titolo squisitamente angeliniano): All’insegna della felicità delle Lettere.
Cesare Angelini, con la consueta grazia, naturale frutto di finezza umanistica, vi parla del Borromeo, del Tasso a Pavia, dell’ermetismo (pagine molto equilibrate), di Benedetto Croce, di Ada Negri; notevoli i suoi frequenti saggi leopardiani.
Uno di questi giovani collaboratori, Giuseppe Casella, sull’atrio del primo numero di questa rivista ha scritto parole che indicano, oltre il tono della rivista, la serietà dei collaboratori, e ci piace trascrivere. «Non possiamo, dopo tutto, in questo Almo Collegio, essere umanisti che dietro Carlo, dietro Federigo. La nobiltà loro ci obbliga con la coazione di un esempio che non teme cautele; l’imperio della loro santità ci predestina inevitabilmente. Dietro l’humilitas borromaica stanno loro: chi non temette archibugiate per salvare, contro professionisti dell’umiltà, i decori dell’humilitas nell’humanitas (mentre, a celebrazione e difesa di un severo culto dell’intelletto, poneva, festosamente, queste mura), e chi flos alumnorum, ha realizzato in sé l’idea del grande cugino e ne ha verificato l’attuabilità e la fecondità per sempre, offrendone il primo magnifico esemplare sotto la porpora incontaminata. Essi ci comandano un umanesimo cristiano: su loro scarichiamo ogni responsabilità. E siamo certi che saremo difesi bene (talché, appropriandoci volentieri il regolamento personale di Ermolao Barbaro “duos agnosco domino, Christum et litteras”, non siamo paurosi che il cuore ne vada diviso e ci si possa poi accusare di aver servito a due padroni).»
(Da “La Nuova Antologia”, 1951, p. 351.)
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Con la pubblicazione della presente antologia l’Associazione degli ex-alunni dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia intende offrire una testimonianza della vitalità rigogliosa che per un decennio animò i “Saggi di umanismo cristiano”, e della validità di quella esperienza nella storia della cultura italiana post-bellica.
Dal 1946 al 1955, infatti, i “Quaderni del Collegio Borromeo” accolgono i contributi significativi di giovani studiosi accomunati da un recente passato di amarezze e da un’appassionata fiducia nel significato estetico del loro lavoro speculativo. I “Saggi” rappresentano perciò, nel loro insieme, un punto d’incontro e di confronto per una generazione duramente provata ma capace di rinnovarsi.
La rivista borromaica visse fino dalla vigilia di una ripresa economica nazionale considerata spesso in termini miracolistici; occupò dunque un periodo della nostra storia estremamente critico, gli anni difficili della ricostruzione (materiale e spirituale) del Paese. Quasi tutti i suoi collaboratori, oggi nomi rilevanti della cultura italiana, erano allora nella fase alacre della preparazione, e donarono ai “Quaderni borromaici” le primizie delle loro ricerche, destinate in genere a successivi sviluppi.
L’antologia ripropone dunque proprio questo fervido clima dell’elaborazione primigenia.
Naturalmente ogni scelta implica delle rinunce; la tirannia dello spazio ha costretto a sacrificare un gran numero di pagine pur meritevoli di attenzione, escludendo la presenza di autori non per tanto condannati alla dimenticanza. Comunque in limiti relativamente modesti, è stato possibile costruire una campionatura qualificante di una raccolta che fu sempre caratterizzata dalla più serena disponibilità.
Infatti, per molti aspetti, i “Saggi” s’identificano con la personalità del loro ideatore, Cesare Angelini, il prestigio della sua figura riuscì ad attrarre alla rivista studiosi delle più diverse tendenze. E la riapparizione dei “Saggi”, seppure in veste antologica, rappresenta innanzitutto un omaggio riconoscente a colui che con lo stimolo della sua amicizia e l’esempio della sua raffinatezza, seppe suscitare in tanti giovani, collegiali e non collegiali, la fiducia nell’armonia e nell’equilibrio.
Gli articoli sono raccolti in ordine cronologico: ogni volta vengono indicati l’annata, il fascicolo e le pagine della rivista in cui apparvero. I testi però sono stati uniformati tipograficamente; per questo motivo non si è ritenuto opportuno mantenere l’antica distinzione che anche esteticamente caratterizzava note editoriali, articoli di fondo, recensioni (raggruppate sotto la rubrica All’insegna della felicità delle Lettere) e poesie (riunite sotto la rubrica Il portico dei poeti).
(Dalla premessa all’Antologia dei "Saggi di umanismo cristiano", Quaderni dell'Almo Collegio Borromeo 1946-1955.)
Antologia dei "Saggi di umanismo cristiano", Quaderni dell'Almo Collegio Borromeo (1946-1955), a cura di Giovanni Caravaggi e Mario Pisani, Pavia, Tipografia Luigi Ponzio, 1973. |
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