|
CESARE ANGELINI IL PIACERE DELLA MEMORIA
In C. Angelini, Questa mia Bassa (e altre terre),Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1992, pp. 173-174.
***
Una cosa può esser banale fin che si vuole, ma se ci mettete di mezzo la memoria (eco della distanza) diventa pressoché favolosa. Un giorno, navigando sul Bosforo con un piccolo piroscafo, ho colmato la traversata mangiucchiando pistacchi, comperati in una bottega di Pera. La cosa, conveniamone, è banalissima in sé; pure, a ricordarla oggi, mi diventa grande come un episodio di Omero. Torna grande dai tempi remoti, dai giorni dimenticati sulle rive del mondo. Né l’attenua l’incontro con quei minareti trasparenti etc., con quei marmi color carne viva etc., con quelle donne velate etc., con quel tramonto che sfogliava miracolosa luce sull’acqua, e ogni viaggiatore — da Spallanzani a De Amicis — ha sentito il dovere di descrivere. E nemmeno lo menoma il fatto d’esser io maturato dai viaggi, dagli anni. Anzi. Pistacchi verdi, mangiucchiati sul Bosforo, in un tramonto d’incredibile bellezza. Ripeto che il fatto non mi appartiene più. Dev’essere uscito da un luogo dell’Odissea.
|
|