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CESARE ANGELINI DONNA IN OTTOBRE
In C. Angelini, Acquerelli, Brescia,La Scuola Editrice, 1948, pp. 50-51.
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E quasi annunciasse da quali davanzali parte la primavera per la sua città, raccontò:
«Vederla, fu una bevuta di bellezza. Bionda — il colore del sogno — e alta: figura vivente dell’Armonia. E non senza qualche alterezza. L’aggettivo “altera”, Petrarca l’ha inventato per Laura e per lei.
L’orto tutto abitato dalla luce era il suo naturale campo di risonanza; e il contatto con l’erbe l’acque gli alberi, lo sentiva come un evangelico e impegnativo nasci dènuo, nascer di nuovo, in una più intatta innocenza.
Sul vecchio verde delle aiuole smagliava il rosso olezzante del suo vestito, le cui pieghe avevano marezzature di ondicelle danzanti. Ma il nastro fra i capelli giocava come uno smanioso capriccio di vento.
Era l’ora in cui si svegliavano i profumi dell’orto, e i pampani dell’uva si fanno arancione, amaranto; ma così limpida e fresca, ella pareva una pianta che sta vestendosi. Mai come davanti a lei ho capito che il vestire non è soltanto un capriccio: è fantasia più filosofia, una filosofia allegra, lirica, un’invenzione che appartiene all’importanza del vivere.
Il suo passeggiare ricamava lo spazio, e tra la macchia rossa della salvia e i cespi azzurri del rosmarino, non pareva nata dal fiato dei fiori? Intanto io dovevo cacciare indietro i versetti del Cantico (Ton nom est un parfum...) che mi facevano ressa agli occhi per commentarla. Il sentimento dell’ora e del luogo le suggeriva un gusto verdiccio di pronunciar le parole. Diceva d’aver gli occhi beviluce, gli orecchi aerofori; che il melograno lumificava l’aria; che i poeti oggi non fanno altro che marinettare le parole, e agitava la mano come le scrivesse sul vento. Altre parole le gemmavano il discorso: buitudine per buio ampio, prolungato; acqueggiare per piovere; bacuzzi, corputella, ocamente... Un gusto alla Carlo Dossi, che la rivelava ben istintiva e milanese, e tutta intesa a un vivaio di spunti lirici.
Godeva la sua casa con umanità vigilante: la “casa della curva”, con la finestra “del rosmarino”; e la “porta verde” incelestata dava su un luogo d’alberi che aspettano il vento.
I suoi giorni sono tutti dipinti nella mia memoria, e il suo odore biondo».
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