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GIUSEPPE BUNIVA

UN RICORDO DI CESARE ANGELINI

In AA.VV., Nuovo bollettino borromaico N. 25,
Pavia, Associazione Alunni dell’Almo Collegio
Borromeo, novembre 1996, pp. 11-14.

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Angelini con alcuni studenti
dell’Almo Collegio Borromeo
che preparano la barca
per la traversata da Pavia ad Oxford, 1961


Alla fine di Marzo, il presidente dell’Associazione Alunni ha proposto che in questo raduno del ’96, alcuni borromaici non necessariamente letterati e che lo ebbero come rettore in epoche diverse, prendessero la parola per ricordare brevemente Cesare Angelini. L’idea è sembrata attuale in quanto certe interviste all’uomo della strada sogliono ormai interromepere anche austeri dibattiti. Ho colto subito l’occasione e con pervicace insistenza sono riuscito a farmi assegnare il privilegio di questa presentazione promettendo di richiamare alla memoria alcuni episodi della vita quotidiana del Collegio negli anni ’54 - ’56 e di recuperare qualche fotografia di quei tempi con l’immagine del Rettore. I documenti ritrovati sono esposti in due vetrine in questa sala.
Non so quanti alunni degli anni cinquanta, vivendo nel Borromeo di Angelini, furono consapevoli di assistere da vicino ad avvenimenti più o meno rilevanti del mondo culturale italiano. Certamente era un vanto quel rettore che scriveva libri, che veniva visitato da illustri ospiti, che discuteva con noi dei suoi progetti, di polemiche erudite, di premi letterari. Mi sembra tuttavia di ricordare che l’atteggiamento di molti studenti fosse di considerare quelle imprese angeliniane un poco stravaganti ed immerse in un garbato clima da operetta. Ricevevamo in omaggio raffinate prime edizioni con dediche autografe che venivano in genere accolte senza particolari manifestazioni di euforia.
Il Rettore nel pieno delle sue funzioni, «il Negro», incuteva anche nei più spavaldi un sacrosanto terrore. A mezzanotte, quando tutte le luci del loggiato venivano spente ed il Collegio rimaneva immerso nell’oscurità, iniziava una frenetica attività notturna. In periodi inquieti, da un angolo buio poteva emergere il raggio di una pila che veniva tenuta a pochi centimetri dal volto ed una sospettosa inchiesta poteva iniziare. Anche se non prese mai drastici provvedimenti, durante il periodo del «matricolaggio» le sue apparizioni nelle camere erano assai temute. Aria di burrasca spirava in occasione di pitalate ai visitatori di riguardo o ai passanti del vicolo: una volta Angelini riuscì a placare un alluvionato marmista che stava per aggredirlo solo elevandolo prontamente al rango di scultore. Dopo esplosioni di petardi o dopo clamorose bevute con qualche devastazione di arredi, l’ira non dissimulata del Rettore gettava per alcuni giorni i colpevoli in una grande apprensione.
La mensa di Angelini era un luogo esclusivo dove si veniva ammessi solo in particolari occasioni. La frequente presenza di ospiti portava un leggendario portiere, nelle sere in cui l’alcolemia raggiungeva il livello di guardia, a favoleggiare di succulenti banchetti, di entusiaste ammiratrici e di scarpette fuori ordinanza, poco adatte ad un austero prelato, che avrebbero causato non pochi scivoloni durante le appassionate ostentazioni delle bellezze del Collegio.
Si presentò in refettorio pochissime volte nei miei anni. Come compariva, si fermava vicino all’entrata ed un silenzio irreale rendeva tutti immobili. In una occasione ed in questo scenario, dopo aver taciuto a lungo, chiese agli studenti stranieri di uscire, poi chiese pure ai camerieri di allontanarsi e di chiudere le porte. Nel cassetto di una camera era stata ritrovata una sovrabbondante raccolta di materiale maleodorante, artisticamente modellato. Preceduta da una accorta deplorazione e da una adeguata serie di minacce, pronunciò una frase divenuta famosa: «quel signore ha lasciato nel cassetto il meglio di se stesso».
Una ricca bibliografia è disponibile sui detti memorabili, giudizi mordaci, gli atteggiamenti di Angelini, la cura per la chioma, per non dire del suo raffinato modo di vestire, l’irrepetibile camicia, i polsini, la bombetta. Anche la Messa della domenica con Zonta all’organo, Nicolis al violino e la sua predica melodiosa costituivano una raffinata rappresentazione. In quegli anni compare una fantomatica cometa e nelle notti trascorse sul loggiato a scrutare il cielo, Angelini emozionato ce l’additava con poetici commenti, anche se i più esperti asserivano che il corpo celeste indicato altro non fosse che Giove. A due alunni che una sera si recavano al cinema, elargì per la strada una moneta d’argento da cinquecento lire dicendo: «I Principi regalano solo l’argento».
Entrare in rettorato era sempre una piacevole esperienza. Il rito della preparazione del fiero caffè, la camminata sul tappeto volante, l’edizione del ’40 dei Promessi Sposi aperta a pagina 415 del capitolo ventiduesimo con l’incisione goniniana del Collegio, la sigaretta che non si spegneva senza averne accesa un’altra, lo studiato disordine delle carte, il commento alle vicende degli amici, le divagazioni erudite.
Il materiale fotografico ritrovato con l’aiuto di Sandro Cavalleri, Angelo Stella e Giorgio Mellerio, è in parte qui esposto. Si tratta di qualche immagine ufficiale già nota e di alcune autentiche istantanee che hanno avuto una circolazione ristretta e che permettono di rivivere l’atmosfera del Collegio di Angelini. Lo vediamo in giardino in una mattina di maggio intento a cogliere le rose, con Prezzolini e l’amico Beonio Brocchieri ed in altre occasioni che vi proverete a riconoscere e collocare nel tempo.
Nel 1961, in occasione delle celebrazioni del quarto Centenario del Collegio, sette alunni rifecero in barca da Pavia ad Oxford il viaggio che era già stato realizzato da altri borromaici nel 1932. Angelini appoggiò incondizionatamente l’idea, contribuì personalmente al finanziamento, anche se in quel periodo attraversava una difficile situazione economica, diffuse la notizia dell’impresa conferendole una dignità quasi mitologica come appare dai suoi scritti. Nelle fotografie esposte, alcune riportate dai giornali di allora, il Rettore viene colto in varie situazioni. In atto di presentare la barca ed i cosiddetti argonauti a Maria Corti in visita al Collegio e seduta stante nominata unica Madrina del «Raid». Tale privilegio toccò a non poche altre gentili ospiti di Angelini. In un’altra foto lo vediamo, nel giorno della partenza da Pavia, scendere all’imbarcadero del Lungoticino recando in dono un rotolo di corda che allora era quasi un lusso. Lo vediamo ancora mentre benedice la barca: mentre saluta con il fazzoletto affiancato dai professori Donati, De Caro, allora Magnifico Rettore, e Bernardi, rettore del Ghislieri. Molti giornali europei diedero ampio spazio a quel viaggio. Eravamo a Bonn nei giorni in cui si iniziò la costruzione del muro di Berlino e la nostra foto apparve accanto a quella dei carri armati.
Il ’61 fu l’anno che concluse il rettorato di Angelini. Noi del quinto anno di medicina assistemmo da vicino alla sua amarezza che certo non nascose, mantenendo, fino all’ultimo giorno, la speranza in una deroga ai regolamenti.
Il successore, monsignor Belloli, divenne un grande amico ed un ottimo Rettore, molto apprezzato anche dal suo predecessore. Certamente e soprattutto nei primi tempi, non sfuggì alle folgoranti battute angeliniane, come quelle a proposito delle iniziali operazioni di ristrutturazione: «Persona di grande valore il nuovo Rettore: sta realizzando uno straordinario rinnovamento ideologico del Collegio. Mi dicono che ha installato una macchina, maravigliosa, in cui introduci cinquanta lire e ne esce il Coca Cola. Che uomo eccezionale!»
Da ultimo vorrei commentare due fotografie del 1970. Una mostra Angelini che attraversa la piazza per raggiungere il Collegio dove celebrerà il matrimonio di un alunno. L’altra lo ritrae dopo la cerimonia, mentre si allontana lungo il colonnato. Queste immagini ottenute quando era ancora possibile trovare la piazza senza macchine colgono, da solo, nell’atmosfera del Collegio, il poeta che coi suoi scritti fece del Borromeo la casa più bella della città. Usando le sue parole si può dire che non si allontana, ma rimane nella perfetta perfezione del cortile quadrato che par fatto apposta per incorniciare l’azzurro.


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Angelini in piazza Borromeo

Fotografia di Giuseppe Buniva